domenica 5 aprile 2009

COLLOQUIO CON FRANCO M. RICCI (Presidente Associazione italiana Sommelier Roma e Direttore Bibenda Editore)

L’incontro con il direttore della suddetta associazione ci è stato molto utile in quanto è stata la prima volta che in ambito didattico ci siamo rapportati con un eventuale “partner” reale, visibile, e avente alle spalle una solida azienda importante in tutto il nostro paese.

La proposta della creazione una serie di percorsi enogastronomici atti a divulgare la cultura del vino e dei prodotti tipici dell’area dei Castelli Romani, elemento chiave del nostro progetto, è stata accolta molto positivamente dal dott. Ricci, che per ironia della sorte è anche un architetto.

Egli ha più volte messo in evidenza che la conoscenza dei nostri prodotti è l’elemento chiave per la loro diffusione a scala internazione. La qualità infatti, se chiusa all’interno di un contesto territoriale ristretto, non riesce ad emergere; al contrario attraverso la pubblicità e la cultura del mangiare (in particolare il dott. Ricci faceva riferimento alla cultura del vino), il prodotto viene conosciuto, apprezzato e commercializzato, mettendo in moto l’economia.

Secondo i dati fornitici dal dott. Ricci, circa 100000 persone l’anno frequentano corsi per sommelier ed il 34% di esse sono giovani tra i 18 ed i 25 anni, il “catalizzatore principale”.
Un’attività come la nostra sarebbe quindi certamente accettata in quanto gli spazi di relazione farebbero della nostra area una vera e propria centralità locale, una mixitè di funzioni aventi come unico denominatore il “prodotto enogastronomico”.

Il dott. Ricci ci ha inoltre segnalato che proprio l’area dei Castelli Romani, pur avendo particolarità nel settore enogastronomico uniche, non riesce ancora ad avere una propulsione tale da diffondere la cultura del prodotto locale altrove.

Infine per ciò che riguarda le modalità di finanziamento del progetto, il dott. Ricci ci proponeva una forma mista attraverso la quale i costi di investimento comunali sarebbero ammortizzati nel tempo dai ricavi di una eventuale associazione stabilitasi nei suddetti locali, avuti in gestione dall’amministrazione.
In tal modo, in caso di decollo dell’attività, il guadagno verrebbe sia per il Comune che per l’associazione privata che gestisce l’attività.

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